Un sistema di riqualificazione che sceglie la pavimentazione come tessuto unificante per un piccolo borgo calabrese a Dràpia. Un progetto che si fa narrazione di un’archeologia culturale che interpreta il paesaggio urbano come sistema di comunicazione e dove le tracce, gli indizi, i personaggi, si fanno trama narrativa, dal suolo al giardino.
Il progetto poggia su un’idea chiaramente formale di trame e di tessuti filati al telaio. Quest’arte ha avuto nel centro una diffusa attività fino a quasi la prima metà del ‘900. Sono però anche qui evocate le stese di mais e fagioli che venivano lasciate ad essiccare lungo le vie assolate del paese e i drappi per la festa del Corpus Domini che qui si pietrificano a terra.
Il progetto punta su alcuni elementi:
– Un esteso sistema di spazi carrabili e pedonali continui, pavimentati in basole di pietra e relativi sottoservizi.
– Lo spazio è pavimentato con i materiali della tradizione del Sud, intervallando un disegno a fasce e per campi contenuti. Basole di pietra si alternano con due tonalità di grigio (una quarzo-arenaria e un granito) ed un giallo opalino (quarzo-arenaria) che richiama il colore dei vecchi intonaci dell’abitato.
– Il disegno è scandito da una sequenza di diagonali e figure, che si comprimono e si dilatano Il movimento associato di linee e fasce tenta di interpretare la sviluppo dello spazio e di scomporre la direzionalità costante dell’ asse stradale.
– La pietra si dispone secondo orditure diverse, larghezze e lunghezze differenti disposte sia “a correre” che “a misura”. I diversi trattamenti superficiali della pietra (sabbiato e filo sega) conferiscono riflessi diversi a seconda delle ore della giornata e sensazioni tattili diversificate.
Lo spazio non è immobile né monumentale: tutti i suoi elementi sono a scala umana e producono relazioni mutevoli nel muoversi all’interno di esso.
Il vuoto urbano è animato dal gioco divertente di elementi disegnati a terra che invitano alla scoperta in un percorso suggestivo. L’omaggio a Paolo Orsi, realizzato attraverso le incisioni di Francesco Naso (tratte da Marco Pacciarelli, 1999), ricorda il suo passaggio. È un luogo da percorrere e da scoprire. Colore e materiali suggeriscono ricchezza sensoriale, ma anche tradizione.
Caria di Dràpia (VV)
2013
Comune di Dràpia (VV)
Michelangelo Pugliese con Agostino Costa, Francesco Naso (incisioni)